Periodo 1600 d.C.
I Frati Cappuccini a Melilli.
I Cappuccini vennero a Melilli per sollecitazione dell’Università, su istanza del Barone Antonio Moncada Aragona, principe di Paternò e Duca di Montalto, presentata il 12 Aprile 1616 al Capitolo dei Padri Cappuccini di Noto.
Il Principe, che aveva acquistato nel 1600 da Bartolomeo Romeo la baronia, offrì un contributo all’Università di Melilli che metteva a disposizione una casa di otto stanze attorniata da un pezzo di terra coltivato a vigneto e alberi d’ulivo che da allora prese il nome di “Cugnu Cappuccini”.
Ottenuta l’autorizzazione alcuni frati presero subito possesso e il 19 marzo 1617 il Rev. Vicario foraneo Dottor Antonio Parisi si partì in processione dalla Chiesa Madre col popolo festante, il Clero e le autorità cittadine per andare a benedire quel luogo che sarebbe divenuto sacro e per porre la prima pietra.
Il 5 Ottobre del 1617 il ministro P.Gianmaria da Noto nominò il primo presidente: P.Pietro da Piazza.
Nel corso della costruzione del convento i frati abitarono forse presso “ U Cunvinteddu” sede del primo provvisorio insediamento dei Frati Minori Osservanti; praticamente nei pressi della “Chiesa S.Maria di Gesù fuori le mura”. (attuale Via Concerie sotto P.zza S.Sebastiano).
Nel frattempo la comunità religiosa si insediò a lavori ultimati nel 1620 e vi fu destinato come primo guardiano il Rev. Giambattista da Castrogiovanni. (Enna)
I Cappuccini ebbero modo di farsi apprezzare ben presto dai Melillesi offrendo loro assistenza sanitaria e spirituale agli ammalati del morbus cholera che nel 1626 fece tante vittime.
La fama si diffuse talmente che i Superiori decisero di tenere il 54° Capitolo Provinciale nel nuovo convento di Melilli il 30 aprile 1629, nel quale furono eletti per un triennio:
P.Arcangelo da Castrogiovanni (Ministro Provinciale) e definitori:
P.Vincenzo da Noto
P.Clemente da Lentini
P.Innocenzo da Caltagirone
P.Innocenzo da Avola
Già da subito la chiesa venne utilizzata per il seppellimento dei morti infatti dopo 5 anni dall’apertura il 28 giugno del 1622 vi fu seppellito, ai piedi della cappella del Crocefisso contrassegnata da una lastra marmorea con lo stemma di famiglia, Don Giuseppe Tristaino (nato nel 1589), figlio di Don Alfio (nato nel 1560) e padre di Don Antonio, Barone del Comito.
Nel 1600 nella Chiesa dei Cappuccini era molto sentito il culto al SS Crocefisso. La cappella, che fece costruire a suo tempo il Sac. Michele Vernisi, è testimoniato da molti documenti:
Con atto dell’08 giugno 1654 il Sac. Sebastiano Falbo fondò una cappellania di messe da celebrarsi in quest’altare.
Nel 1664, Il Barone Don Nicolò Colomasi, affittatore dello Stato e Baronia di Melilli, fondò alcune cappellanie nella chiesa di Santa Rosalia, del Carmine e una nella chiesa dei PP Cappuccini.
Di ciò è esistita la testimonianza fino al 1950 di 3 lastre sepolcrali:
Due in Cornu Epistulae (a destra) e una in Cornu Evangelii (a sinistra) con lo stemma del barone contenente un cipresso e un leone rampante; da un lato del cipresso c’era la corona baronale, dall’altro una stella caudata.
Le lastre furono realizzate una in memoria di:
- Don Carlo Colomasi morto l’11 gennaio 1656, padre del Barone Nicolò, a cui fece incidere:
D.O.M. ( Dominus Onnipotens Maximus)
DON CAROLO COLOMASI, &
GENITORIS & VIRTUTUM,
UNICO UT PHENICI, OPIBUS
ILLECEBRISQUE SPRETIS
FLORIDIS ANNIS NOBIS OBEUNTI
SED ABEUNTI IN CAELUM
REDIVIVO EVOLAVIT NUNC
VERO FELICI – XI JANUARY, IX IND. MDCLVI
La seconda lastra in memoria di sua moglie
- Donna Maria Matrita, la quale fece in tempo prima di morire (19 luglio 1656) a vedere sposare a Melilli, il 18 maggio 1654, la figlia Margherita con Don Vincenzo Domenico d’Augusta.
D.O.M.
D.MARIAE MATRITAM
PRAESTANTISSIMA INGENTI
MAERORAE AFFECTAE, NON TAM
LONGE OBSEQUENTI JULY XIX
PARENS & CONIUX CARISSIMUS
BARO D. NICOLAUS PERPETUO
LACRIMANS
GRATA HEC MONUMENTA
MDCLVI
E la terza in memoria dello
- zio Sac. Sebastiano Colomasi (fratello del Padre) morto a 75 anni il 19 gennaio 1658
D.O.M.
U.J.D.D. SEBASTIANUS
COLOMASI, SACERDOS
RELIGIOSISSIMIS MORIBUS
GTENITOREM INSEQUENDO
IN CAELUM EVOCATUS. HIC
ETIAM OSSA CONIUNXIT. AETATE
LXXV – XIX JANUARY XI IND.
MDCLVIII
Infine col testamento de 1° dicembre 1697, Tommasa Costanza vedova dell’ U.J.D. Mario Nuzzo, legò rotoli “quatrum olei” alla ven. chiesa del convento “per servizio lampade al Crocefisso nella cappella di detta venerabile chiesa”.
L’assedio ed il saccheggio del 1676 vissuta dai Frati
Il 22 settembre 1676 sbarcarono nel porto d’Augusta ben 12.000 fanti e 800 cavalli su due colonne. Una comprendeva diversi reggimenti di fanteria, tra cui il Piccardia ed il Normandia; l’altra composta dai restanti reggimenti di fanteria.
Il Regg. Piccardia, attraverso le contrade Passo di Siracusa e Sabuci arrivò al Pianazzo, dove ora c’è il cimitero; si introdusse nella valle di Cannatello ed affrontò le rupi che sovrastano la sorgente d’acqua alla quale i melillesi si attingevano e da qui arrivarono all’altopiano detto Cugno dei Cappuccini scalinando la roccia che d’allora prese il nome di Scala de Francisi.
Al paese che dormiva, l’allarme fu dato proprio dai Cappuccini che, durante l’ora del mattutino, sentirono rumori sospetti provenienti dalla loro silva. Intuito il pericolo iniziarono a scoppiettare contro i primi granatieri francesi che per primi avevano superato le rupi di cannatello. Questi, oltrepassato il Convento, tentarono l’attacco alla Torre ma furono respinti dai soldati e dai cittadini che si erano svegliati dall’allarme.
Nel frattempo una delle due colonne, attraverso le trazzere che conducevano attraverso Bagali, Curcuraggi e Malfitano a Sortino, piombò insieme al Reggimento di Normandia che saliva facilmente dalla valle della fiera, sotto la chiesa di San Sebastiano a colpire violentemente il Castello; mentre altre bande invadevano e saccheggiavano il paese.
La lotta durò nove ore ininterrotte e fu strage d’ambo le parti. Tutto fu profanato e distrutto: a Melilli rimase miseria e pianto.
Andarono distrutti gli archivi dell’Università, della Chiesa e le annotazioni dei matrimoni celebrati dal gennaio al luglio 1672
Nel testimoniale reso il 16 ottobre 1677 dai preti di melilli al Vescovo Mons. Francesco Fortezza raccontarono che alli 23 settembre 15° indizione 1676 ad ore nove incirca (ore 04:00 a.m.) di notte, giorno di mercoledì, fu assalita la città di Melilli dall’inimico francese con numero grandissimo di fanteria e cavalleria quasi all’improvviso che a male a pena li Paesani pottero giungere con l’armi alli posti di detta città per difendersi.
Inoltre raccontarono delle conseguenze che subì il secreto di melilli, cioè l’Amministratore dei Beni Comuni, don Tommaso l’Astorina.
Egli fu preso, legato e percosso; gli rubarono gran quantità di formaggio, olio, frumento, orzo, servizi d’argento e d’oro e tutto il bestiame. Alla fine lo lasciarono nudo e scalzo per la via.
Don Tommaso trovò rifugio presso il Convento insieme ad altri paesani. Ammalato e semivivo scappò con gli altri verso Sortino.
Comunque alla fine questo atteggiamento dei Cappuccini, in difesa del paese di Melilli, suscitò un grande senso di gratitudine nei loro confronti ricevendo una bella ricompensa infatti nel 1679 i giurati U.J.D. Vincenzo De Dominici, U.J.D. Carlo Alagona e Don Mario Tristaino e Bonajuto, con l’intervento del Sac. Antonio Crescimanno, imposero a Lazzaro Maddo di Buccheri di corrispondere, per elemosina, ogni giorno, rotoli uno e mezzo di neve ai PP.Cappuccini e ai PP. Zoccolanti (Frati Minori Osservanti)
Il Terremoto del 1693
Il sisma del 09 Gennaio 1693, oltre a tutta la Sicilia orientale, fece molte vittime e danni anche a Melilli. Rase al suolo e distrusse completamente tutto il paese: case, palazzi, il Castello e le chiese; Rimase intatta solo la Chiesa del Soccorso che in quel periodo funzionò da Parrocchia.
Anche il convento subì molti danni e vittime; Sotto le macerie infatti morirono:
P.Felice da Melilli (guardiano)
P.Michelangelo da Militello.
P.Marcello da Sortino.
P.Terranova da Tusa.
Ma le vittime del convento, purtroppo, non furono solo questi.
Il 12 gennaio un’altra grande scossa fece ancora strage alla popolazione che già ritornava dalle campagne. In quel giorno nel Convento morì:
P.Alessio d’Augusta ma Melilli pianse anche la fine del frate laico Fra Antonio da Melilli morto sotto le macerie del convento di Palazzolo.
Il guardiano P.Felice fu sostituito da P.Pietro da Siracusa che si adoperò col concorso dei benefattori a ricostruire il convento.
A lui seguì P.Paolo da Lentini nel 1695 e P.Michelangelo da Melilli nel 1697.
Quest’ultimo, in quell’anno, sottoscrisse in nome proprio e per tutti i religiosi che non sapevano scrivere il verbale del “Pubblico consiglio per acclamarsi S.Sebastiano Patrono di Melilli”.
Il terremoto non rase al suolo l’intero convento ma crollò parte della Chiesa in corrispondenza all’altare del Crocefisso e molto probabilmente gran parte del 1° piano dove erano ubicate le cellette dei frati. Successivamente furono ricostruite le parti crollate ed inserite le prime catene.
Nel 1696 iniziarono I lavori di ricostruzione del convento che si conclusero nel 1698. |