Periodo 1700 d.C.

La Sacra Visita del Generale.

Il 24 settembre 1723 per la comunità francescana di Melilli fu un giorno di grande attesa quando, dal giorno 20 al giorno 23, vi fu ospite nel convento il Generale dell’Ordine P.Bernardo di S.Angelo della Marca d’Ancona.
Il Generale era in “Visita Sacra” in una Sicilia che, rimasta delusa dal breve governo di Vittorio Amedeo II di Savoia (1713-1720), era caduta sotto il dominio Austriaco di Carlo VI d’Asburgo per il trattato di Aja del 17 febbraio 1720.
A Melilli, per un ospite così illustre, vi furono grandi preparativi da parte delle terziarie francescane che, uscirono per l’occasione i migliori paramenti, addobbarono la Chiesa e si curarono anche di fornire la cella di catino e boccale d’argento ed asciugamani da loro ricamati di candido lino.
Tale usanza si tramandò nel tempo: nel convento, infatti, trovarono ospitalità i Vescovi, nelle loro visite quinquennali, Predicatori e personalità civili di riguardo.
Il Convento celebrava alcune feste religiose tra cui primeggiava quella di Maria Auxilium Christianorum.

Nel 1732 viene realizzata dal celebre Frat’Angelo Gagliano da Mazzarino l’artistica custodia dove si conserva il S.S.

I cornicioni dell’Altare a pala e gli altari intarsiati della chiesa sono dello stesso autore.
Secondo P. Samuele Cultrera da Chiaramonte, egli si avvalse  della collaborazione dell’architetto siracusano Nicolò Sapia, lo stesso che nel 1741 intarsiò l’armadio ligneo della sacrestia di S.Sebastiano di Melilli.

La custodia contiene cinque piccole cappelle:

Al centro vi è la statuetta lignea dell’Immacolata

Nel  lato a sinistra: S.Sebastiano e S.Antonio di Padova.

Nel lato a destra: San Francesco d’Assisi e Santa Lucia.

La tela centrale dell’Adorazione dei Magi si può abbassare  lasciando spazio ad una nicchia dove si collocano i Santi di cui si celebrano le ricorrenze.

Nel 1736
Il Convento ospitava 5 sacerdoti, 1 chierico, 4 laici e 3 triffini. (Terziari Perpetui)

Nel 1750 il Comune concorreva al mantenimento dei Frati con sei onze l’anno, come risulta dal “Plano dell’introito e esito del Patrimonio dell’Università” di quell’anno.
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