Periodo 1900 d.C.

I frati tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900

Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 il convento gode ancora della presenza di P.Luigi Saraceno, che muore nel 1902, e di due frati laici:
Frate Francesco da Melilli (Emanuele Pitruzzello) *1858 +1930
Fra Francesco da Mazzarino

Nel 1922 la comunità  era composta da 4 sacerdoti:
P.Gioacchino Buccello da Sortino (guardiano) e 3 Frati laici:
Frate Masseo da Melilli (da terziario Angelo);
Frate Giuseppe
Frate Mansueto

Nel 1934 risultavano oltre ad un secondo P.Luigi Saraceno da Melilli che muore nel 1947:
P.Lorenzo da Palazzolo era il Superiore
P.Nicola
P.Corrado da Sortino

Nel 1942 oltre l’ex Superiore P.Lorenzo e P.Corrado c’erano:
P.Angelo da Sortino il nuovo Superiore e P.Amedeo da Sortino

Il Sagrato e l’esterno del Convento dai primi del 1900 al dopoguerra


                   antico sagrato

Negli anni '20 il sagrato della Chiesa veniva così presentato:
all’ingresso delimitato da bassi muretti e artistiche colonnine in pietra.
La pavimentazione, come tutte le strade di quel tempo, era in terra battuta con pietrisco.
Ai due lati la Chiesa era delimitata da due muri alti circa 2 metri in pietra e al centro due colonne di cipressi alti che portano diritto alla porta maggiore della chiesa.
Proprio in questi anni fu sopraelevato il vano a sinistra al soppalco della Chiesa e aggiunto il corpo destinato a deposito nell’angolo nord-ovest del convento.
Oltre il muro di destra, vi era l’orto col terreno, la vecchia carretteria  e proseguendo ancora verso il lato est del convento, troviamo “U giardinettu do Signuri” racchiuso da una Vardedda (muro di recinzione del Giardino).
Esso serviva alla coltivazione di fiori da mettere al S.S. e la Madonna.
Attaccato alla Vardedda un arco, di cui la chiave di pietra era datata 1854 da cui si accedeva all’orto grande.     
Il prospetto della Chiesa  è rimasto invariato nel tempo.
Anche il quel periodo era a forma rettangolare terminando in alto a forma triangolare con l’antico campanile sulla destra. Esso conteneva una sola campana i cui rintocchi che potevano dare dall’esterno, tramite una corda che passava da un foro praticato nel muro e che arrivava fino a terra, o dall’interno del convento dove al campanile si accedeva tramite una scala a chiocciola in pietra ancora esistente.
Al centro la porta Maggiore e in alto, sopra la porta, una finestra che da luce al Coro. Dalla porta del lato destro invece si andava per il convento. Davanti la porta pendeva una cordicella collegata ad un campanello interno; entrando si percorre un lungo corridoio con volte a crociera che lo ricoprono.
All’ingresso un sedile in pietra bianca che accoglieva il visitatore.
Sulla destra il chiostro con la cisterna centrale e il terreno attorno; poi in fondo  a sinistra si entra in sacrestia, di fronte per il terreno adiacente, e a destra si va per il refettorio e la cucina; poi tramite una scala, si sale per le celle del Convento.
Dalla porta del lato sinistro si accedeva ad una stanza che serviva da Biblioteca pubblica (ancora oggi si intravede la scritta Biblioteca Popolare S.Francesco D’Assisi) e alle riunioni del Terz’Ordine, da qui era possibile accedere alla Cappella del Crocefisso.

prospetto chiesa con antico campanile

Negli anni '40 vennero sradicati tutti gli alberi del Sagrato lasciandolo spoglio e abbattuto il muro di destra realizzando un muro più basso in mattoni con pilastri in cemento.
Vennero realizzate le ferrate e il cancello in ferro.


sagrato anni '40

La Chiesa all’interno dai primi del 1900 al dopoguerra

La Chiesa fu da sempre dedicata a S.Francesco d’Assisi ed è ad una sola navata rettangolare.
Entrando sopra la porta maggiore si trovava un antico soppalco in legno di noce sostenuto da grossi travi per il Coro.
Nel 1912 A. De Gregorio dipinse nella volta della chiesa 3 affreschi raffiguranti:

San Michele Arcangelo che sprofonda tra le fiamme lucifero (più vicino all’Altare Maggiore)

 
affresco 1
L’Immacolata al centro dove predomina il bianco della veste, il celeste del manto con le braccia incrociate al petto, l’aspetto dolce e i capelli biondi cascanti sulle spalle. La pittura è stagliata da uno sfondo azzurro sorvolato da nubi. L’immagine viene sollevata da un gruppo di Angeli che gioiscono alla base mentre altre testine di Angeli spuntano ai lati. 
 
affresco 2
E  infine il terzo affresco, sopra il coro, che conteneva un altro gruppetto di angeli che portano i simboli dell’Immacolata, cioè la corona e lo stemma col nome di Maria in scudo. 
   
affresco 3

Le pareti, sopra il cornicione, contenevano 14 ovali (forse sempre di De Gregorio) che riproducono scene della vita di San Francesco.
La Sig.na Erminia Lamia tutt’ora ricorda alcuni dipinti raffiguranti:
S.Francesco e il lupo di Gubbio
S.Francesco che parlava alle tortore
S.Francesco che riceveva le stigmate
E la Chiesetta di San Damiano
Il pavimento è di pietra bianca nel quale era possibile intravedere le botole di accesso all’ipogeo delle fosse comuni e alle tombe delle famiglie patrizie come quella dei Baroni Tristaino sepolti nella cappella del Crocefisso e contrassegnata da una lastra marmorea con lo stemma di famiglia.
Entrando in chiesa sulla destra troviamo due altari intarsiati in legno:
il primo dedicato alla piccola statua da Mmaculatedda  e più avanti quello dedicato al Cuore di Gesù. Sempre sullo stesso lato in alto 2 finestroni che danno luce alla Chiesa.                                                                          
A sinistra entrando vi erano sempre le due cappelle:
una del  SS Crocefisso che risale alla fondazione del convento. L’altare è in legno sormontato da un riquadro dove al centro c’è un Cristo in Croce molto espressivo ed ai lati in pittura su tela la Madonna Addolorata in Cornu Evangelii e San Giovanni, avvolto da un manto rosso, in Cornu Epistulae.
Attraverso un piccolo e stretto passaggio praticato sul muro si passa all’altra cappella dedicata a San’Antonio di Padova.                                                                    
L’altare e il riquadro sono sempre in legno mentre il gruppo statuario raffigura San Antonio di Padova con in braccio il Bambino Gesù e un povero ai piedi che chiede del pane è in cartone romano. Nel pilastro centrale, vi era una  scaletta in legno che dava accesso al pulpito in legno sospeso in alto sull’assemblea visibile fino ai primi anni 60.
Esso è ancora conservato in chiesa e utilizzato come supporto della Pietà.

L'antico pulpito  

 
 

Per i dettagli dell’Altare Maggiore, della custodia del SS., e le tele consultare il capitolo 1700.

Peregrinatio Mariae del 1949

L’11 marzo del 1949 si svolse a Melilli la Peregrinatio Mariae.
La statua della Madonna di Fatima, preceduta dalla tradizionale cavalcata, giunse in paese nel pomeriggio, accolta dalle autorità e dai melillesi.
Autobus e macchine erano giunti anche dai paesi limitrofi; le vie e le facciate delle chiese erano state illuminate. In P.zza S.Sebastiano il Parroco diede il saluto alla Madonna a nome di tutto il popolo.
Padre Enrico Abramo da Melilli fece la Predica della Misericordia; dopo il Simulacro della Madonna fu portato in Chiesa Madre e, domenica 20 marzo, dopo la visita a tutte le chiese del paese, lasciò Melilli al grido di Viva Maria per andare a visitare Villa Asmondi (Villasmundo) una nuova borgata appena costruita su di una montagna, formata da un’antica eruzione vulcanica.

Pelegrinatio Marie 1949

Il Peregrinatio Mariae ai Cappuccini. In basso a destra P.Enrico Abramo

  

Il Rinnovo della Chiesa degli anni '50

Dopo la seconda guerra mondiale arrivò un’ondata riformatrice e di ammodernamento delle Chiese, tra cui il Convento, che vide la demolizione e la distruzione di tutto ciò che era di antico e di valore.
Il quel periodo al convento il Superiore era P.Alessandro Santacroce da Sortino;
Intanto all’esterno venne demolito l’antico campanile e il muro di cinta di sinistra dove venne costruito un salone utilizzato negli anni 70-80 come scuola materna.
Venne pavimentato il piazzale del Sagrato con mattoni in pietra lavica.
All’interno della Chiesa il soppalco in legno, che sosteneva l’antico coro, distrutto e sostituito da un freddo solaio in cemento armato.
Furono realizzate nella chiesa le arcate adiacenti alla cappella del Crocefisso, abbattuto il muro che divideva le due cappelle e rimosse, di conseguenza, le tre lastre sepolcrali  con lo stemma del Barone Colomasi, di cui due là situate  e quella marmorea dei Baroni Tristaino posta per terra sostituendo così l’antico pavimento con quello lucido cancellando anche il ricordo dell’ipogeo.
La volta contenente gli affreschi di De Gregorio e i 14 ovali rappresentati le scene di vita di San Francesco vennero imbiancati e cancellati. (Degli affreschi verranno fuori piccole parti molto più tardi dopo i lavori del terremoto del 1990 attualmente visibili.) Le tegole siciliane del tetto della chiesa furono sostituite con delle marsigliesi e il resto, che era in legno, demolito e realizzato il solaio in cemento armato con la  terrazza.
Qui vi costruirono anche una struttura, rivolta verso nord, dove porre l’unica campana che il convento possedeva da secoli, per richiamare i fedeli.Rifatti gli intonaci, i pavimenti e sostituiti quasi tutti gli infissi; aperti nuovi varchi e chiusi altri.
Programma 1 Il nuovo Campanile costruito dopo gli anni '50.

 

La Missione Mariana

Dal 29 agosto al 12 Settembre del 1954 in occasione della festa dell’Assunta ricorre la Missione Mariana dei Padri Cappuccini.
In questa ricorrenza abbiamo la presenza di P.Enrico Abramo, ancora presente a melilli, P.Placido, P.Lorenzo e Padre Giovanni di Gela. Il programma di questi 15 giorni riguarda Celebrazioni di Messe e pellegrinaggi in varie chiese, prediche dei frati nelle piazze, veglie notturne per gli uomini, conferenze per spose e mamme, comunione per bambini e signorine. (Vedi programma Mariano)
A ricordo della Missione Mariana, venne compostol’ormai celebre motivo che tutt’oggi cantiamo durante il novenario in onore all’Immacolata Concezione: L’Inno a ‘Mmaculatedda scritta da P.Agostino Giardina da Melilli e musicata da Don Carmelo Liggeri. 

Giovedì Santo anni '60

Ascolta l'inno
 

Gli anni '60 e La Consacrazione della Chiesa

In alcune documentazioni fotografiche dei primi anni 60 vediamo la presenza di P.Anselmo Vindigni da Modica, P.Marziano Sbona da Melilli e Fra Mariano che celebravano le funzioni del Giovedi Santo.

Giovedì Santo primi anni 1960

Nelle foto si nota ancora la presenza della Teca contenente le Reliquie del Sacro Corpo di Santa Faustina, dell’antico pulpito, ormai in disuso e senza scaletta d’accesso, le cancellate in legno che racchiudono le due cappelle, la mancanza delle 14 croci attorno la chiesa e del passaggio praticato al lato destro dell’altare maggiore, che da alla cappella di Sant’Antonio, non ancora aperto e la chiesa con le sedie.
Nel 1964 furono raccolte delle offerte, di cui esiste ancora l’elenco, per la Solenne consacrazione della chiesa che avvenne l’ 01 Luglio.
Contribuirono anche il Sindaco Avv. Pandolfini, gli stessi frati, e il popolo.
Presedieva la Liturgia d’aspersione esterna e interna della chiesa, all’unzione delle 14 croci, e alla liturgia Eucaristica Mons. Bentivoglio.
Nello stesso giorno, nel chiostro del convento, in fondo al corridoio, venne allestito un altarino con esposte le Sante Reliquie dei Martiri Vincenzo, Restituto e Celso; e proprio durante la Liturgia vennero incensate e murate nel sepolcretto dell’altare con cemento impastato con l’acqua gregoriana.
In quell’anno in Chiesa, tramite documentazione fotografica, possiamo notare:

  • L’eliminazione definitiva del Pulpito.
  • La presenza delle due balaustre in legno che dividono l’abside dall’assemblea che, nel 1600, furono realizzate per il coretto dietro l’altare.
  • due confessionali all’ingresso situati ai due lati della navata.
  • Il nuovo varco aperto che accede alla cappella di Sant’Antonio e venne tolto,dalla teca sotto l’altare Maggiore, il Corpo con le Reliquie di Santa Faustina depositandole in un’urna. Il sepolcro venne coperto.

Guarda galleria fotografica

Notizie varie anni '70-'80

Dopo il 1964 si sono alternati fino alla fine di questo decennio:
P.Vittorio da Gela (Superiore), P.Cristoforo, P.Vito da Mineo, P.Eduardo (Superiore), P.Ottavio e P.Fedele Cardamone da Mazzarino.Alla fine degli anni 60 il Sig Sebastiano Annino realizzò due statue in cemento alte circa 2 metri raffiguranti S.Francesco a destra e L’Immacolata a sinistra che per anni sono state situate in alto al prospetto principale.

Sagrato anni '70

 

Negli anni 70 Padre Superiore del Convento era P.Antonio Terranova che nel dicembre del 1975 si apprestava a programmare  e celebrare i festeggiamenti in onore dell’Immacolata Concezione.
In quest’anno Santo, alla presenza del Cardinale Carpino, referendario della Sacra Congregazione dei vescovi, delle autorità civili, religiosi e militari si svolge il rito della consacrazione delle nuove campane della chiesa del Convento donate dai fedeli.
In un secondo tempo fu realizzata una nuova struttura in cemento in alto al centro della facciata della chiesa per dar posto alle tre campane in alto al centro della Chiesa.
Padrini della cerimonia furono: Dott. Magnano, il Prof. Scapellato, e l’Avv. Spoto Puleo. Il programma era il seguente:

Sabato 6 dicembre: Pellegrinaggio della gioventù alla Vergine Immacolata; ore 10 omaggi floreali e consacrazione dei bambini alla Madonna, ore 11 pellegrinaggio degli alunni delle scuole elementari e S.Messa; ore 12 pellegrinaggio degli alunni delle scuole medie e S.Messa.

Domenica 7 dicembre: Arrivo in P.zza Umberto I° di Sua eminenza Cardinale Francesco Carpino accolto dalle autorità civili, militari e religiosi. Saluto del Sindaco e corteo fino alla Chiesa dei Padri Cappuccini e Santa Messa con la consacrazione delle campane.

Lunedì 8 dicembre: Ore 6.30 suono delle nuove campane e ore 7.oo Messa.
Dalle ore 08:00 alle ore 12:00 Sante Messe (alle ore 10:00 Messa prelatizia celebrata da Mons. Pasquale magnano). Ore 15 giro del Corpo Bandistico di Santa Cecilia di Catania per le vie del paese. Ore 16 processione con il miracoloso simulacro della Vergine Immacolata.
Il 16 Gennaio 1976 è stata inaugurata all’interno della Chiesa una lapide marmorea a ricordo dell’Anno Santo 1975 e delle nuove campane inaugurate il giorno dell’Immacolata. La Lapide venne posta all’ingresso della chiesa e furono sventrate per i lavori del dopo terremoto del 1990.

Lapide mormorea 1975

Il 04 ottobre 1978 la Sig.na Rame Violetta, terziaria Francescana, donò alla Chiesa l’organo che troviamo attualmente nella cappella di Sant’Antonio di Padova.
Nel 1981, dopo la visita canonica fatta dal Provinciale P.Sisto Veca ed essendo definitori P.Antonino Nestler e P.Giovanni Salonia, il convento e la chiesa furono affidati alla fraternità dei Cappuccini di Sortino che periodicamente venivano a celebrare la S.Messa di domenica o per le festività.
Si alternavano: P.Fiorenzo, P.Cherubino, e P.Paolo che, come Superiore del Convento di Siracusa, ne prese l’impegno.
Nel 1986 i frati non potevano più venire come prima allora, P.Paolo, pregò l’Arcivescovo Mons. Calogero Lauricella di provvedere.
Il Parroco di San Sebastiano, Don Nicolò Rosano, promise di mandare saltuariamente Padre Giuseppe Blandino, Suo cappellano, che in quel periodo operava in Parrocchia.
I fedeli dei Cappuccini si accontentarono della soluzione.
Alla fine dello stesso arrivava un giovane Frate appena trentenne: P.Angelo Catalano da Gela ma, dopo pochissimi mesi, lascia il Convento per un’importante missione in Madagascar. Si spegne nuovamente la speranza di avere la Chiesa e il Convento aperto.
Non passò tanto tempo da questo momento di scoraggiamento perché, appena 3 anni dopo, il 29 giugno 1989, l’ormai settantasettenne P.Enrico Abramo da Melilli ritorna definitivamente nel suo paese natale dopo tanti anni passati a Gela e Ragusa.
Nei primi del 1990 ricostiutì subito l’O.F.S. e diede agli Scout una nuova sede presso il Convento che, presto lasciano per trasferirsi a S.Sebastiano; inoltre organizza il Viaggio in America per portare ai Melillesi emigrati, la Statua dell’Immacolata. Con le offerte raccolte (circa £20.000.000) restaura la Chiesa e il salone grazie al contributo dell’I.S.A.B.
Tutti i lavori di restauro appena effettuati furono cancellati dalla fortissima scossa di terremoto che travolge parte della Sicilia Orientale, il 13 Dicembre 1990.
Nel 1991 celebra la messa nel salone e nel refettorio in attesa che la chiesa venga riparata dove ritorna alla fine di Novembre.
Per la festa dell’Immacolata, inaugura il Nuovo Centro Giovanile e ricostituisce la GI.FRA.
Nel 1992 acquista e inaugura la Nuova Statua di Santa Chiara d’Assisi posta dove, una volta, vi era il pulpito. Nel 1998, dopo 9 anni, ormai stanco e sofferente chiede di poter ritornare a Gela dove festeggia il Suo 65° anniversario di Sacerdozio il 17 febbraio 2000. Muore là nel 2002.

Già nel 1998 il Provinciale mandò il giovane Padre Rocco Quattrocchi da Gela sostituendo P.Enrico che rimase fino al 2003.

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